Tra il 2015 e il 2016 Giampaolo Resentera, nipote dell’artista, ha donato alla Galleria d’arte moderna «Carlo Rizzarda» numerosi materiali appartenuti allo zio, che ne documentano gli aspetti biografici, le relazioni e l’attività. Si tratta di 831 disegni, 16 manifesti, numerose riviste, articoli, copertine e ritagli, un Ritratto di Walter Resentera di Ottavio Steffenini, un busto dell’artista in gesso dello scultore feltrino Primo Cecchet, più di 200 volumi, fotografie e documenti vari. Tutti questi beni sono confluiti nel Fondo Walter Resentera, base di partenza per la mostra dedicata all’artista nel 2014, e attualmente a disposizione degli studiosi che ne facciano richiesta di consultazione. Assieme alle opere pittoriche già conservate nella sezione Artisti feltrini del ‘900, tramandano la conoscenza e valorizzano la produzione artistica del pittore, cartellonista e illustratore, allievo del «principe dei cartellonisti» Marcello Dudovich.
Walter Resentera (Seren del Grappa 1907 - Schio 1995)
Walter Resentera nacque a Seren del Grappa il 9 febbraio 1907 da Ernesto Quintino, segretario comunale, e Olga Scopel. La famiglia si trasferì a Pedavena dove instaurò rapporti di amicizia con Giovanni Luciani, l’imprenditore titolare della fabbrica di birra «Pedavena».
Walter conseguì il diploma di ragioniere a Padova, ma palesò, fin da giovanissimo, una spiccata inclinazione per il disegno e la pittura. Dopo il servizio militare prestato a Verona, nel 1928, andò a Milano con il proposito di vivere di pittura, ma dovette adattarsi a trovare qualche saltuaria commissione per sopravvivere e mettere in luce le sue doti. Nel frattempo frequentava i ritrovi classici degli artisti quali il caffè – ristorante Savini e la trattoria Bagutta. Incontrato il grande cartellonista Marcello Dudovich, nel febbraio 1929, a una mostra di Basilio e Michele Cascella, iniziò a lavorare per lui riuscendo a farsi conoscere nel mondo dei manifesti pubblicitari e dell’illustrazione. Lavorò per Valentino Bompiani con il quale strinse rapporti di amicizia, per «L’Illustrazione Italiana», «La Lettura» e altre riviste. Vinse inoltre vari concorsi per la cartellonistica di regime, in particolare quello nazionale del 1935 per illustrare il motto mussoliniano «È l’aratro che traccia il solco, ma è la spada che lo difende».
Nel 1935 sposò Adriana, unica figlia di Marcello Dudovich. Nell’ambiente della storica trattoria Bagutta era divenuto amico, tra gli altri, di Anselmo Bucci, Mario Vellani Marchi, Giuseppe Novello, Achille Funi, Bernardino Palazzi, dei cartellonisti Mondaini e Sinòpico e degli scrittori Bacchelli, Rocca, Montale, Gadda, Monelli, Santucci e Zavattini. Negli anni Trenta, Resentera riscosse un notevole successo per la capacità di interpretare autonomamente lo spirito «romano» dell’epoca. Guadagnò per questo la stima di Duilio Cambellotti, Arturo Martini, Enrico Sacchetti e del critico Ugo Ojetti. Walter Resentera si espresse anche nella pittura murale ad affresco, tempera e mosaico. Oltre che per palazzi privati realizzò i cicli del Ministero dell’Aeronautica a Roma, in collaborazione con Dudovich, del palazzo della «Rinascente» e dell’aeroporto «Forlanini» a Milano, Le leggende dei Monti Pallidi nella birreria di Pedavena, la volta delle centrali elettriche di Soverzene e Somplago, nonché l’affresco nella Sala delle Assemblee nelle sede milanese dell’Associazione delle Imprese Edili e complementari della Provincia di Milano e il vasto mosaico per lo stabilimento Dreher di Massafra. Roberto Curci le definisce «opere splendide, sorprendenti: opere di grande visionarietà e di straordinaria perizia manuale». Resentera realizzava per lo più lavori su commissione dove poteva contemperare i desideri del committente con la propria libertà compositiva. Restio a far parte di scuole, movimenti e gruppi, espose di rado e solo dalla metà degli anni Sessanta, quando si trasferì a Monza. Finì per rinchiudersi in sé stesso e uscì dall’isolamento dipingendo quadri da cavalletto nei quali mostrava una particolare abilità nel ritratto. Sentendosi ormai spaesato nell’ambiente milanese, Walter Resentera nel 1976 si trasferì a Treviso dove si aspettava venisse riconosciuta la propria personalità creativa, riconoscimento che gli era mancato a causa del cono d’ombra in cui lo teneva la soverchiante personalità dell’illustre suocero. Le attese tuttavia non furono esaudite. Dopo la scomparsa della moglie Adriana, nel 1991, l’artista ebbe un crollo psicofisico e fu accolto dal nipote a Schio. Qui si spense il 28 luglio 1995.
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