Il testo di questa filastrocca, resa canzone da Sergio Endrigo, è un perfetto esempio di come Rodari usasse trattare le filastrocche come “giocattolo poetico”, teorizzando l’importanza per i bambini della poesia vissuta come gioco, ma senza rinunciare a proporre un contenuto. Silvia Bonanni raccoglie il binomio immaginazione-realtà e illustra il testo scegliendo e trasfigurando altre immagini, in un gioco di trasformazioni a un tempo familiari ed estranee.