La cena delle bugie
Due coppie e un amico, poco prima della cena. Un unico locale.
Questo il necessario per rappresentare un mondo, forse il nostro mondo.
Vivaci discussioni, accuse, feroci reazioni. Identità poco mature a confronto.
Scontri al limite del verbale che allo spettatore arrivano a volte come esilaranti situazioni e altre
come spunti di profonda riflessione perché specchio di cio che ci appartiene.
Il pregiudizio.
Troppo spesso gli affetti si consumano tra cose non dette, mezze verità se non vere e proprie
bugie. Questo genera pregiudizio e rapporti finti.
Nello spettacolo, gli attori consumano un’apparente e conviviale amicizia e poi si ritrovano nudi
l’uno di fronte all’altro, privati della “forza” del giudicare perché giudicati.
In questa metaforica nudità ci finirà anche il pubblico, quando alla fine dello spettacolo dovrà fare i
conti con l’idea di accoglienza e cosa realmente si fa o non si fa per essa.
La provocazione
Il teatro è un gioco di provocazioni. Gli attori in questo spettacolo interpretano se stessi, non a
caso usano i propri nomi come nomi dei personaggi.
Nell’essere se stessi l’immagine restituita al pubblico è un’immagine specchiata di quello che
quotidianamente il pubblico si ritrova a vivere a cena tra amici.
La provocazione è nel rilanciare attraverso questo gioco di specchi le domande legate al tema
dell’accoglienza del pregiudizio e della discriminazione. Un gioco di ruoli dove gli attori inscenano
la quotidiana realtà fatta di menzogne e prese in giro che intrattengono il pubblico tra risate grasse
e amare ma che alla fine il pubblico scopre di rivolgere a sé stesso perché con la dichiarazione in
scena di uno scherzo si ritrova a sua volta discriminato degli attori.
con
Igor Burlon, Ivan Caviola, Marco Corazza, Massimiliano Zampieri, Michela Broi, Elena Nico
regia Paolo Martinazzo
Pubbliche Bugie produzioni