Il mito della tecnica
L'uomo nell'età della tecnica
Umberto Galimberti
Sabato 20 novembre, ore 20.30 - Auditorium Istituto Canossiano
"La tecnica non è più un mezzo a disposizione dell’uomo, ma è l’ambiente, all’interno del quale anche l’uomo subisce una modificazione, per cui la tecnica può segnare quel punto assolutamente nuovo nella storia, e forse irreversibile, dove la domanda non è più: “Che cosa possiamo fare noi con la tecnica”, ma “Che cosa la tecnica può fare di noi"
Umberto Galimberti
Che cos’è la tecnica? Non è la tecnologia, spiega Umberto Galimberti. La tecnologia viene infatti costruita con i criteri della tecnica.
La tecnica è la più alta forma di razionalità mai raggiunta dall’uomo. E’ la stessa razionalità che presiede a tanti aspetti della nostra vita, in primis all’economia, e che significa raggiungere il massimo degli scopi con l’impiego minimo dei mezzi. Il rischio, che già gli antichi Greci temevano, è di confliggere con le leggi di Natura. Per il nostro Occidente cristiano invece il problema neppure si è posto: è Dio che ha dato l’ordine di dominare, perciò fare tecnica è eseguire il comando di Dio. Non è un pensiero medievale, ma un’idea che appartiene alla nostra cultura anche oggi, anche adesso in cui la nostra capacità di fare supera quella di prevedere la conseguenza del nostro agire. La nostra abilità a fare robot – avvisa Galimberti – è decisamente superiore a quella di prevedere gli effetti di questi robot, esattamente come portiamo avanti ricerche per anni nei laboratori senza sapere spesso a quale fine stiamo mirando. Ci muoviamo alla cieca, cercando uno sviluppo all’infinito. Se Prometeo, il titano che nel mito donò la tecnica agli uomini, è colui che vede in anticipo noi siamo coloro che nel nome della tecnica vanno avanti senza sapere cosa troveranno. Non siamo più noi a controllare la tecnica, è lei che controlla noi: nella scienza, nella cultura, nella socialità, nella politica, nell’educazione.
La nostra psiche è preparata ad accettarlo? E c’è una strada per uscirne?
Il relatore
Umberto Galimberti è stato professore ordinario di antropologia culturale, filosofia della storia, psicologia generale e psicologia dinamica all’Università Cà Foscari di Venezia. Dal 1985 è membro ordinario dell’International Association of Analytical Psychology. Ha collaborato con Il Sole 24 Ore dal 1986 al 1995, e dal 1995 a oggi collabora con La Repubblica. Tra le sue pubblicazioni più significative, tutte edite da Feltrinelli, ricordiamo: Il tramonto dell’Occidente nella lettura di Heidegger e Jaspers (1975-1984), Psichiatria e fenomenologia (1979), Il corpo (1983), Gli equivoci dell’anima (1987), Psiche e techne. L’uomo nell’età della tecnica (1999), I vizi capitali e i nuovi vizi (2003), Le cose dell’amore (2004), La casa di psiche. Dalla psicoanalisi alla pratica filosofica (2005). L’ospite inquietante. Il nichilismo e i giovani (2007), I miti del nostro tempo (2009), Cristianesimo. La religione dal cielo vuoto (2012), Paesaggi dell’anima (2017), La parola ai giovani. Dialogo con la generazione del nichilismo attivo (2018). Perché. Cento storie di filosofi per ragazzi curiosi (2019). Perché. Cento storie di filosofi per ragazzi curiosi (2019. Heidegger e il nuovo inizio (2020). Che tempesta. Cinquanta emozioni raccontate ai ragazzi (2021). Il libro delle emozioni (2021). E’ inoltre autore unico del Nuovo dizionario di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze (2018). E’ in corso di ripubblicazione nell’Universale Economica Feltrinelli l’intera sua opera, di cui alcuni volumi sono tradotti in francese, tedesco, olandese, spagnolo, portoghese, sloveno, ceco, serbo, greco e giapponese.
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