Franco Cardini dialoga con Francesco Zambon
Non è di comune dominio, nemmeno tra francescanisti e dantisti: il legame esistente tra Francesco d’Assisi e Dante passa per il canto XI del Paradiso che di solito viene interpretato come l’espressione della simpatia del poeta per l’ala radicale dei Francescani, vale a dire per spirituali e “fraticelli”.
L’insistenza di Dante sull’ “Amore” tra Francesco e Povertà, che di solito si giustifica nel nome della conoscenza da parte del poeta del testo allegorico-mistico “Sacrum commercium beati Francisci cum domina Paupertate”, non è però soltanto un’espressione del radicamento francescano, bensì ha un aspetto molto caratteristicamente connesso con L’Amore Cortese e con i romanzi cavallereschi d’avventura: è tra l’altro più o meno coevo della “Cerca del Graal”. Ripensare alla vocazione di Francesco ripercorrendone i giovanili sogni cavallereschi aiuta a illuminare alcuni aspetti poco noti del rapporto tra eros, mistica e cortesia.
Tutto ciò induce naturalmente a ripensare la posizione di Dante nei confronti dell’amore cortese anche a proposito della storia d’amore per Beatrice e per la Donna gentile narrata nella Vita nuova e ripresa nel Convivio in termini dichiaratamente allegorici con riferimento esclusivo alla seconda figura. E’ allegorica anche la Vita nuova? E che cosa rappresenta Beatrice?